La Blue Economy è un modello di business sostenibile capace di generare un impatto positivo e di lungo termine soprattutto sulla salute del nostro mare. In sostanza le attività economiche che hanno a che fare con il mare, le coste ed i fondali, come la pesca e il trasporto marittimo, dovrebbero essere basate sull’uso sostenibile delle risorse.
Il Blue Economy Report 2021 indica tra le attività interessate dalla Blue Economy la pesca e l’acquacoltura, le energie rinnovabili, il turismo costiero, i trasporti marittimi, le biotecnologie, la movimentazione portuale, i servizi digitali relativi.
In Europa il comparto più ricco è al momento quello legato al turismo costiero, che tra il 2009 e il 2018 è cresciuto del 20%. Positivo anche l’andamento di trasporto marittimo (+12%) ed attività portuali (+14,5%). Il settore che ha fatto il balzo più ampio è però quello delle c.d. “risorse viventi” (che include pesca e acquacoltura): nel 2018 ha generato 7,3 miliardi di profitti, il 43% in più rispetto al 2009.
Non bisogna dimenticare che il mare rappresenta un patrimonio straordinario per tutti. Purtroppo, però, si sta trasformando in una grande discarica a cielo aperto: bottiglie, buste, imballaggi ed altri rifiuti hanno formato delle vere e proprie “isole di plastica” che rischiano di soffocare la vita negli ambienti acquatici.
È giunto il momento di modificare i nostri modelli comportamentali: il contrasto all’inquinamento ambientale e l’abbandono degli schemi tradizionali potrebbero essere le uniche soluzioni per mitigare il rischio.
Noi proponiamo
La piena adozione della politica europea sulla Blue Economy in quanto potenzialmente in grado di aumentare l’offerta di posti di lavoro ad alto valore dagli attuali 5,4 milioni ai 7,5 milioni attesi per il 2022, ridurre le emissioni di carbonio, rivitalizzare i settori tradizionali dell’economia e individuare i nuovi settori emergenti, nonché assicurare che gli ecosistemi marini rimangano sani e salvaguardati.
In quest’ottica la Blue Economy è il mezzo per resistere efficacemente alla crisi finanziaria, attenuando in parte gli effetti della recessione sulle economie costiere, per raggiungere gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e per contrastare i cambiamenti climatici, per stabilire un’efficace governance del mare e delle coste attenta alle aree naturali protette, per l’attuazione di un’economia circolare marina e costiera.
In conclusione promuoviamo la Blue Economy per rispondere alla necessità di proteggere e ripristinare dove necessario l’esistente base di risorse marine che già forniscono cibo e mezzi di sussistenza a tantissime persone e per avvantaggiarsi di nuove o potenziali attività economiche sostenibili derivate dal mare e dall’energia legata al mare.
In quest’ambito riteniamo fondamentale l’adozione di nuove tecnologie di ripascimento morbido del nostro mare, come gli interventi di drenaggio mediante BDS (Beach Drainage System) già realizzati ad Ostia. Tali interventi sono volti a rallentare l’erosione della spiaggia emersa, avanzare la linea di riva, stabilizzare il sedimento sabbioso, abbassare il livello del water table e ridurre la back-rush.
Ovviamente il principio guida è mitigare l’energia delle onde sulla spiaggia come si comporterebbe naturalmente la posidonia oceanica, sparita, in gran parte dalla nostra costa.
I risultati ottenuti dallo studio confermano la validità del sistema di drenaggio come strumento capace di ridurre l’erosione delle spiagge e aumentare la deposizione di sedimenti sulla parte emersa. Questo effetto deve essere inserito all’interno di un programma di management della spiaggia.